IL FUTURO NON È SCRITTO

Le mobilitazioni che hanno coinvolto il mondo della scuola e dell’università sono un potenziale trampolino di lancio per una lotta generalizzata. Migliaia di studenti si sono ripresi le piazze e le facoltà e hanno cominciato a ragionare sul problema che attanaglia principalmente le nostre esistenze: i nefasti effetti della crisi del capitale globale.

Di fronte a questa crisi sistemica, la mera lotta per il ritiro del ddl Gelmini non può bastare. Si deve andare oltre, bisogna mettere in discussione il sistema di sfruttamento ed oppressione che sta alla base di questa società malata.

La lotta per un sapere libero deve necessariamente sganciarsi dalle illusorie rivendicazioni legate ad una logica prettamente statalista. L’università la fanno gli studenti e se non si pensa ad un reale progetto di rivoluzione sociale, non possiamo vincere una guerra che può e deve diventare generalizzata, ossia, estesa a tutti quei soggetti oppressi facenti parte delle perverse dinamiche della repressione sociale.

Questo perchè la crisi economica colpisce soprattutto e con particolare veemenza tutti coloro che da un siffatto sistema sono ritenuti “sacrificabili”: dagli studenti ai lavoratori precari, dai pensionati agli immigrati. Di fatto la vastissima classe degli oppressi non ha più alcuna garanzia affinchè possa godere di una vita quantomeno dignitosa.

Per questo ora più che mai diviene urgente la necessità di creare un forte movimento unitario, costruito dal basso ed autorganizzato, capace di distaccarsi dalle scadenze imposte dal potere.

I grandi momenti di piazza, purtroppo, si sono concentrati sulle date delle discussioni parlamentari (dall’approvazione alla camera del ddl Gelmini al voto di fiducia al governo) focalizzandosi su azioni sì simboliche e dal forte impatto mediatico ma prive di quello slancio propositivo che dovrebbe rappresentare l’elemento di forza e rottura rispetto all’orrore della quotidianità a cui siamo costretti. Un movimento realmente incisivo non dovrebbe avere bisogno di scadenze imposte dall’alto, non dovrebbe seguire l’agenda di chi occupa i tetri palazzi del Potere. Un movimento reale dovrebbe assolutamente creare le proprie giornate di mobilitazione in un’ottica destabilizzante rispetto a qualsivoglia agenda istituzionale: questo perchè noi non lottiamo soltanto per il ritiro di una riforma, ma per sovvertire l’esistente.

COLLETTIVO STUDENTESCO ANTIAUTORITARIO

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